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Parigi, Roma, Amsterdam: capitali europee a confronto
Ogni volta che si finisce a parlare di mobilità sostenibile e ciclabilità a Roma, arriva immancabile e puntuale la solita, rassegnata sentenza. “Eh, ma Roma mica è Amsterdam!“. Un mantra ormai quasi irritante, che relega l’evoluzione verso degli standard più accettabili e moderni a qualcosa di negato a prescindere. Roma è molto più estesa di Amsterdam, ha più abitanti, non ha i mezzi, ha le salite, e se poi piove? Certo, tutto vero. Ma questi paragoni cadono miseramente se paragoniamo la nostra Capitale con quella di uno Stato assai più vicino al nostro, la Francia.
Parigi, nonostante sia decisamente più popolosa di Roma, nonostante sia decisamente trafficata e nonostante le pendenze non manchino, ha compiuto passi da gigante nella ciclabilità grazie a un efficace e massiccio intervento infrastrutturale, che in pochi anni ha decisamente cambiato il volto della Ville Lumière rendendola molto più bike-friendly di prima. Una fitta rete ciclabile ha infatti occupato il sistema stradale parigino, sottraendo spazio a parcheggi privati, traffico veicolare per restituirlo agli utenti più “leggeri” della strada: i ciclisti e i pedoni.
Il plan vélo di Parigi 2015/2020
Un piano quinquennale programmatico, il Plan Vélo, è infatti in piena realizzazione. Si tratta di un sistema organico di piste ciclabili che finalmente considerano la bici come un mezzo di trasporto quotidiano e non solamente un attrezzo sportivo o da svago domenicale. La rete infrastrutturale di Parigi è capillare e ramificata, e ricorda in tutto e per tutto una ragnatela: due assi principali che si incrociano come nelle antiche città romane con cardo e decumano, altri assi che si espandono in senso radiale e una serie di circonvallazioni che intersecano i raggi a differenti altezze. Una ricucitura del tessuto urbano che va a coprire praticamente tutte le aree della città, mettendo in sicurezza chi ha scelto di utilizzare la bici per i suoi spostamenti casa-lavoro.
Una nuova concezione di infrastruttura ciclabile
E non solo a livello di pianificazione la rete ciclabile presenta novità di concezione. Anche il modo in cui esse sono state realizzate porta a considerarle utenti attivi e legittimi della strada, non più tollerati o ghettizzati in corridoi ciclabili che troppo spesso sono diventati dei deterrenti all’uso della bicicletta, ma parte integrante del traffico urbano. Anzi: come utenti privilegiati del traffico, dato che la scelta del ciclismo urbano ha effetti positivi su tutta la collettività. Innanzitutto, lo spazio riservato alle biciclette è ricavato su carreggiata e su asfalto, e quasi mai su marciapiede a parte rari casi. Se la bici è un veicolo, va incoraggiato e agevolato il suo flusso, non ostacolato e rallentato mescolandolo a quello dei pedoni. Se qualcuno deve cedere terreno, è il traffico veicolare.
Per questo motivo, le piste ciclabili di Parigi hanno indicazioni esaustive dei luoghi di interesse, che proseguono anche in condivisione col traffico con una martellante segnaletica orizzontale, come a dire agli automobilisti: non pensare che una ciclabile mi renda invisibile e lontano da te, devi comunque andare piano e fare attenzione!
Le riforme ciclabili che mancano in Italia
Allo stesso modo, sono diffusi e universalmente accettate pratiche che qui da noi faticano a prendere piede: le linee di arresto avanzate, recentemente introdotte nel nuovo CdS, il senso unico eccetto bici, che in Italia non è ancora accettato ma che nel resto d’Europa viene applicato senza conseguenze o patemi d’animo, la condivisione delle corsie preferenziali dei bus (altro provvedimento osteggiato in Italia in moltissimi casi) o la presenza diffusa di stalli per il parcheggio in punti in cui davvero servono, e di tipi che permettano effettivamente di legare la propria bici con sicurezza. Continuando con l’impietoso confronto, la situazione parcheggi bici di Stazione Termini a Roma è ancora in una fase di stallo.
Zone 30 e arredo urbano
Inoltre, un altro fattore assai tenuto in considerazione dai francesi è quello estetico. Una città deve essere vivibile, piacere, a misura d’uomo, e le automobili parcheggiate negli spazi pubblici sono oggettivamente brutte, oltre a rendere peggiori le condizioni dell’aria. Non solo le zone turistiche, ma anche i quartieri più “vissuti” di Parigi sono per questo motivo stati decorati con piccole e simpatiche accortezze.
In generale, lo spazio pubblico è stato ridistribuito e restituito ad adulti e bambini, che in molti casi possono permettersi di tornare a giocare nelle piazze come un tempo, e graziosi ornamenti di arredo urbano si sono moltiplicati per la città. Pedonalizzazioni, zone 30 e limitatori della velocità in contesti urbani sono alla base di questa ricetta. Una cosa simile, seppure in via sperimentale, sta accadendo a Milano con Matteo Dondè.
La rete di ciclofficine popolari e associazioni di promozione della ciclabilità
Ma non c’è cambiamento senza cultura. Per questo, alcune delle associazioni di cicloattivisti che si prodigano per creare una cultura della ciclabilità e fornire un servizio tanto di orientamento e informazioni, quanto pratico e di riparazioni fai-da-te in ciclofficine, ricevono l’appoggio del Comune. Sul territorio di Parigi sono infatti presenti varie realtà molto interessanti. Esse vanno al DoItYourself al bike-cafè, sorte per lo più in posti recuperati o riadattati. Ecco una piccola lista dei più interessanti:
3) Ciclofficine: la rete delle ciclofficine popolare ha il suo sito dedicato, http://cyclocoop.org/ Tra di esse, ricordiamo Paris XX (15 rue Pierre Bonnard e 3 rue de Noisy-le-Sec) e Atelier Vélorution Bastille, la più antica di Parigi.