Spoleto – Norcia: da ferrovia a ciclabile
Finalmente! A distanza di quasi 48 anni da quel 31 luglio 1968, data della chiusura del servizio, il percorso della ferrovia Spoleto Norcia è tornato ad essere riutilizzato, ma non per essere percorso sui binari, ma in modo a noi più familiare: è diventato un percorso ciclopedonale.
La vecchia ferrovia a scartamento ridotto, venne inaugurata nel 1926 e venne realizzata dalla stessa società che costruì e gestisce tutt’ora la ferrovia della Val Vigezzo, altro esempio di ingegneria ferroviaria alpina, come la Spoleto Norcia. A detta di quello che fu il direttore dell’istituto di Storia dell’arte di Firenze tra il 1960 e il 1990, Giovanni Koening:
“Fra le ferrovie di montagna italiane, alcune delle quali purtroppo smantellate, la Ferrovia Spoleto-Norcia ha sempre rappresentato per unanime giudizio non solo italiano, il massimo sforzo di tecnica dei tracciati; una specie di piccolo Gottardo Umbro. Forse perché tra le ultime ferrovie ad essere progettate, essa è anche la più ardita e difficile; tanto che a nessuno oggi potrebbe venire in testa di compiere ex novo uno sforzo simile. Ma tale esempio di tecnica ferroviaria resta, appunto, come monumento a testimoniare di un momento particolarmente felice nel modo di costruire le “opere d’arte” ferroviarie. E quindi va conservata come nostro patrimonio artistico e paesaggistico insieme, appunto perché il paesaggio Centro Appennino Italiano è caratterizzato da questo continuo rapporto fra natura e opera dell’uomo“.
Lungo il percorso relativamente breve di 51 chilometri vennero costruite ben 19 gallerie, la più lunga delle quali, nei pressi di Caprareccia di quasi 2 chilometri, e 24 tra ponti e viadotti, con vari tratti elicoidali, simili a quelli che si trovano spesso nelle ferrovie alpine e con pendenze fino al 45 per mille, come nel tratto tra Spoleto e la valle del fiume Nera.
La ciclabile inizia alla ex stazione di Spoleto, città famosa per il suo acquedotto romano, per il suo duomo e per il famoso festival dei 2 mondi, riconvertita a museo storico della linea ferroviaria, da qui dopo poche pedalate in città, ci si immette sul sedime vero e proprio della ferrovia, che ha una pendenza costante del 4% per i primi 9 km circa. Una salita molto tranquilla, senza problemi, facilmente percorribile anche dai ragazzi. D’altronde questa è una delle caratteristiche tipiche delle ciclabili che utilizzano le ex linee ferroviarie, per nostra fortuna i treni non potevano superare pendenze troppo importanti!
Dopo la prima galleria, all’uscita ecco il primo punto spettacolare: il viadotto del Cortaccione, lungo 120 metri, alto più di 60 metri, il più alto del percorso, formato da 4 campate che uniscono i due lati della valle e permette di avere un bellissimo punto di osservazione sulla zona circostante. Subito dopo un’altra galleria, e il percorso continua con la salita costante sempre in mezzo ai boschi superando alcuni ponti che permettono viste spettacolari sulla valle sottostante.
La salita continua, fino ad arrivare alla galleria di valico della Caprareccia, lunga 1.936 metri. Percorrerla è una esperienza spettacolare, si capisce cosa provavano i minatori che l’hanno scavata, la galleria è buia, quando si è dentro non si vedono ne l’ingresso ne l’uscita, esattamente come quando fu scavata.
Sbucare sembra un pò rinascere, tornare alla luce dopo circa 10 minuti di pedalata al buio completo è un piacere da provare … Da qui il percorso è in discesa per circa 7 km, sempre all’ombra tra le piante, superando ponti e gallerie, con un continuo zigzagare tra un lato e l’altro della montagna fino ad arrivare a San Anatolia di Narco, piccolo paese della Valdinarco. Da qui e per i restati 30 km circa la salita sarà costante, ma ancora meno impegnativa della prima parte del percorso. Il tracciato sfiora Castel San Felice, con la sua Abbazia dei Santi Felice e Mauro; Vallo di Nera, tipico paese costruito intorno al castello che sta sulla sommità della collina, e prosegue continuando a sfiorare le acque del torrente Nera.
La ciclabile corre sul lato opposto della valle rispetto alla strada statale e sempre tra gli alberi, dando quella sensazione di tranquillità che solo un percorso slow come questo può trasmettere. Si continua superando Borgo Cerreto e Triponzio, e da qui la statale e la ciclabile, corrono spesso vicine, fino a sfiorarsi, quasi a vedere chi arrivava prima a Norcia, in un susseguirsi di ponti sul torrente Corno e gallerie fino a Serravalle, dove ognuno dei due tracciati riprende il suo percorso correndo per gli ultimi 5 chilometri paralleli ma distanti tra loro.
Una volta a Norcia avremo percorso in quello che giustamente veniva considerato un percorso ardito per una ferrovia gioiello. Ma al di la degli aspetti ingegneresti questo tracciato ci ha permesso di visitare un piccolo angolo di una delle regioni d’Italia più verdi, carica di storia, in ogni suo lembo, tra paesi arroccati sui monti, abazie e monasteri nascosti nei boschi, fino ad arrivare all’altopiano di Santa Scolastica dove si trova il nostro arrivo.
Norcia è giustamente famosa in tutto il mondo per le “norcinerie”, ossia tutti i prodotti che vengono confezionati con il maiale e il cinghiale, primo su tutti il prosciutto di Norcia, per il tartufo nero, per i pecorini o ancora per i legumi che qui hanno un sapore particolare, e quindi dopo una pedalata tranquilla come quella appena fatta, non può esserci miglior cosa che trovare uno dei tanti locali tipici, entrare e conoscere anche attraverso i piaceri della tavola, questo angolo di paradiso. Buon Appetito!
p.s. non esagerate a mangiare, il rientro avviene per la stessa strada e quindi non appesantitevi troppo.