Quando la bicicletta fa male: i dolori della sella

I dolori al soprassella sono in “pole-position” tra le problematiche connesse con la pratica ciclistica. Affliggono in special modo e non a caso i neofiti, o in genere chi non ha abitudine alla pressione (non naturale) esercitata sulle parti molli dalla sella della bicicletta. In realtà problematiche di questo tipo sono frequenti anche tra praticanti più “evoluti”, perché a provocarle sono non solo ragioni legate alla desuetudine alla stazione in sella, ma più spesso sono errori legati al posizionamento dei componenti utilizzati, errori legati al modello di sella, alla sua forma e ancora errori legati alla scelta degli indumenti indossati.

Andiamo allora ad esaminare caso per caso per vedere quali sono gli sbagli più comuni da evitare.

Prima di scendere nel dettaglio una premessa: è molto probabile che a causare dolori, arrossamenti o indolenzimenti più o meno marcati sia una concomitanza di più fattori, piuttosto che uno soltanto. Sarà la sensibilità personale – o in mancanza di questa il consulto con un tecnico specializzato (biomeccanico piuttosto che fisioterapista o osteopata) a dirci quali tra le seguenti cause sono più direttamente coinvolte nel causare il problema. Intanto, eccovi i vari casi possibili.

Abituarsi alla pressione

Il discorso vale sia per l’uomo che per la donna: anche in presenza di una posizione biomeccanicamente ottimale, anche se le ossa ischiatiche interfacciano perfettamente la sella e scaricano tutta la pressione del peso corporeo, la seduta sulla sella obbliga comunque i tessuti molli a frizioni e contatti prolungati cui quelle parti non sono fisiologicamente preparate. Nel corpo dei ciclisti professionisti, o in genere in quello di chi pratica ciclismo da una vita, la pratica prolungata ha prodotto un adattamento di quei tessuti, che in questo modo si sono adattati a quelle pressioni, di conseguenza riescono a sopportare meglio e molto più a lungo una situazione che al contrario non tollera chi alla seduta su una sella non è abituato, manifestando presto (anche dopo venti, trenta minuti di esercizio) dolori.

Sella troppo stretta

Tutte le scuole di biomeccanica concordano nell’assegnare alla larghezza della sella la priorità nella gerarchia dei parametri cui badare prima di scegliere questo componente fondamentale per la corretta pratica ciclistica.

La giusta larghezza sella – ovvero rilevata nella parte posteriore – deve essere quella il cui sviluppo eccede di circa 10, 15 millimetri l’interdistanza tra le due ossa ischiatiche. In questo senso una sella troppo stretta produrrà pessimi effetti soprattutto quando la larghezza totale sarà inferiore a quella rilevata tra le ossa ischiatiche, perché in questo caso l’onere di scaricare la pressione corporea sarò a carico esclusivamente die tessuti molli: i dolori in questo caso saranno presto insostenibili, la seduta impossibile. Ma ancora più subdola può essere una situazione intermedia, dove le ossa riescono a farsi carico solo parzialmente della pressione, illudendo talvolta l’utilizzatore che quel tipo di seduta – e di sella – sono corrette. Nulla di più sbagliato: anche in questo caso sarà il consulto con un tecnico biomeccanico a indicare, quantificare, e di conseguenza correggere l’errore.

Sella troppo larga

In termini di dolori o indolenzimenti una sella troppo larga ha di solito ripercussioni meno importanti rispetto a una sella stretta; ma in questo caso a rimetterci è prima di tutto l’efficienza biomeccanica, visto che una sella la cui porzione posteriore è troppo generosa penalizza determinati movimenti, o quantomeno inibisce parzialmente le fisiologiche capacità di flessione lombare che fanno al caso di ogni individuo.

Sella con inclinazione sbagliata

Così come la larghezza conta molto di più dell’eventuale modello scelto, anche l’inclinazione della sella può portare a effetti ben peggiori rispetto a quel che può fare una sella prodotta da un marchio piuttosto che da un altro: in questo caso l’errore più pericoloso e di conseguenza potenzialmente doloroso è inclinare la sella con la punta in su, in misura da scaricare tropo la pressione sulle ossa ischiatiche e ancora una volta caricare troppo la zona perineale o dei tessuti molli.

Non ci sono indicazioni scientificamente riconosciute in questo senso, ma a detta di molti biomeccanici la punta di una sella non dovrebbe mai eccedere di +/- 3 millimetri rispetto a quella che corrisponde la posizione in “bolla” della sella stessa.

Sella in posizione errata

Una stazione errata sulla sella può essere responsabile di dolori al soprassella solo in modo indiretto; ovvero, una sella troppo alta, una sella troppo bassa o ancora una sella troppo avanzata o arretrata sul reggisella producono problematiche legate in prima istanza alle catene muscolari coinvolte nella pedalata. Tradotto in pratica significa percepire dolori articolari che più spesso coinvolgono ginocchia, parte lombare o anche, gli stessi che obbligano il corpo a compensare quegli squilibri con un assetto a lungo non sostenibile e che proprio per questo può indirettamente portare anche a problemi al soprassella. Questo ancora una volta ci suggerisce che il consulto o il consiglio di un biomeccanico deve essere il primo passo per chi intende praticare ciclismo in modo “serio”.

Il pantalone giusto – il fondello

Individuare il giusto fondello è essenziale per evitare problemi al soprassella: diversamente da quelli di vecchia generazione – che erano realizzati in pelle di camoscio – i fondelli moderni sono progettati con schiume sintetiche con caratteristiche specifiche in base ai differenti stili di pratica. Generalmente i fondelli destinati al cicloturismo hanno un’imbottitura generosa e garantiscono una traspirazione elevata, che facilità l’eliminazione del sudore che il corpo produce in abbondanza in quella zona. Fondelli dallo spessore ridotto sono invece solitamente più adatti per l’attività agonistica o in genere per chi punta ad evitare la limitazione dei movimenti che talvolta produce l’impiego di un fondello dallo spessore maggiore.

Il pantalone giusto – la taglia

Una taglia sbagliata di pantalone genera spesso problematiche di fastidiosi arrossamenti dovuti alle errate frizioni che porzioni troppo lasche, oppure troppo compressive dei tessuti generano sulla pelle. Il rischio maggiore in questo senso è quando il pantaloncino è troppo largo, ma allo stesso modo anche un pantalone esageratamente “fit” può portare ad arrossamenti o peggio foruncoli.

Il pantalone deve pertanto essere “preciso” sulla pelle. Cosa significa? Tutte le aziende produttrici oggi hanno delle tabelle di riferimento che aiutano nella scelta; in ogni caso l’indicazione generale per il pantalone da ciclismo sportivo è che questo deve dare la percezione di una certa compressione appena indossato in negozio; nulla di troppo costrittivo, ci mancherebbe, ma se in occasione della prova si vedono troppo pieghe e se nella zona dei genitali non si percepisce una perfetta aderenza sulla pelle quel pantaloncino sicuramente è grande.

Uomini e donne: quali differenze?

Le regole di cui abbiamo parlato valgono indistintamente sia per gli uomini che per le donne; rispetto al problema dei dolori al soprassella le differenze tra i due sessi riguardano essenzialmente la componentistica utilizzata e molto meno le differenze anatomiche nelle zone genitali.

Le selle specifiche destinate ai due sessi possono aiutare? Il mercato risponde “no”, visto che non distingue tra modelli da uomo e da donna, e visto che solo rari casi commercializzata modelli specifiche per le donne; da parte sua la biomeccanica risponde “ni”, perché ha dimostrato che i requisiti principali per questo componente sono le dimensioni e la forma, come queste ultime si adattano alla grande variabilità anatomica che prima di tutto riguarda le differenze tra gli individui e solo poi quella tra i due sessi.

È per questo che molte aziende produttrici di selle hanno eliminato la classificazione di genere tra i loro prodotti, puntando invece a un protocollo specifico di individuazione del modello adatto. Questo protocollo è lo stesso a prescindere dal sesso.

Diverso è il caso del pantaloncino, per il semplice motivo che in questo caso le differenze anatomiche tra i due sessi obbligano a utilizzare capi specifici, per la semplice ragione che, anche laddove fosse della taglia esatta, un pantaloncino da uomo difficilmente riuscirà a sagomarsi perfettamente sul corpo di una donna. E viceversa per il caso opposto.

Maurizio Coccia: Ex agonista, prima della mountain bike, poi della bicicletta da corsa, tuttora pedalatore incallito, soprattutto su asfalto. Ha scritto per oltre quindici anni sulle storiche riviste “La Bicicletta” e “ Bici da Montagna". Si occupa di informazione su riviste specializzate di biciclette e portali on-line, soprattutto di tecnica e di nuovi prodotti.