Avvocato e Biciclown un’intervista per Il Bello della Bicicletta

Alvaro Neil, quando un avvocato si trasforma in biciclown

«Vedevo il mappamondo e pensavo a come girarlo in bicicletta. Per me era un magnete». Allora Álvaro Neil faceva l’avvocato in Spagna, ma nei ritagli di tempo studiava per liberarsi dalla cravatta, mettersi un naso rosso e far sorridere la gente.

Esattamente venti anni fa la metamorfosi si è completata: e ne è uscito il biciclown. Scrittore, documentarista e fotografo. Naturalmente, pagliaccio. Da allora non ha mai smesso di pedalare e divertire. Ha girato 117 paesi ha pedalato oltre 136mila chilometri in tre biciclette. E’ rientrato il 19 novembre del 2017 a Oviedo, la sua città natale. 

«Avevo un lavoro che mi portava soldi ma non mi restava tempo: e per me il tempo è più importante dei soldi. Così ho pensato di portare il biciclown a fare spettacolo in giro, gratuitamente».

 

 

Ha mantenuto la parola. Ha vissuto con 250 euro al mese. Esibendosi in ogni angolo di pianeta dimenticato per «strappare un sorriso al mondo». A grandi e bambini. Gratis. «Perché? Non è solo un viaggio il mio, ma la condivisione con gli altri». Nei campi dei rifugiati in Africa, in Giappone dopo lo tsunami, in Medio Oriente, Sud Est Asiatico, Australia, Nuova Zelanda, Alaska. In America del Sud, proprio dove tutto era partito. «Dopo aver fatto un primo tour del Sud America, tra il 2001 e il 2003 sono tornato in Spagna a fare il bike messenger. Un anno di preparazione e decisi che era giunto il momento di fare il giro del mondo. Era il 19 novembre 2004».

 

Ma a volte non senti il bisogno di accelerare?

Ogni anno invece rallento di più. Amo fare le cose lentamente. In Giappone dicono si possa bere un bicchiere d’acqua in dieci movimenti … Quando fai le cose lentamente provi il piacere di farle. E viaggiare in bicicletta è così. Ho un conta-chilometri, ma non è il mio obiettivo il numero dei chilometri. Non mi interessa avere un obiettivo misurabile.

Dove preferisci pedalare?

Amo le montagne e le piccole vie, dove non ci sono macchine. In Perù, ci sono montagne di quasi 5mila metri. Non hai tante vette di quest’altezza in Europa.

In generale, viaggio senza troppi programmi: dipende dalla grandezza di un Paese e dal visto. Se devo fare una performance, se piove o se è inverno.

 

Niente responsabilità?

Ho una grande responsabilità: devo essere felice. Questa è la mia responsabilità e il mio lavoro. Quando ti alzi hai 24 ore per provare a goderti ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Essere connesso con me stesso e con gli altri. Questa è la mia responsabilità.

Ho realizzato questo. È successo e basta. Non in un momento particolare. Quando ti innamori di qualcuno? La prima volta che l’hai visto? La seconda? A cena? Al cinema? Non abbiamo un orologio per controllare ogni cosa. È una sensazione. So solo che è successo durante il mio viaggio, conoscendo persone e provando emozioni.

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Qual è il tuo progetto?

Miles Of Smiles Around the World (MOSAW) è il progetto per portare i miei spettacoli attorno al mondo. Si rivolge alle persone svantaggiate, agli esclusi, è per chi vive ai margini della società.

Cos’è il clown per te?

Non è solo qualcuno di felice, ma che ha tante sensazioni e mostra i suoi sentimenti. Il clown non si mette una maschera per coprirsi. Porta fuori la sua maschera e mostra le sue emozioni, con cui si connette con il pubblico. Il clown sono io, non una persona diversa.

Il momento che ti ha emozionato di più?

Ho scritto cinque libri, pieni di situazioni emozionanti. Ti posso raccontare l’ultimo episodio. Sono appena tornato dall’aeroporto. Sono andato a prendere un amico. Ci siamo incontrati una sola volta nella vita, due anni fa in Messico. Lui mi ha scritto via mail se poteva viaggiare in bici con me. «Si, perché no?» Così ha comprato il biglietto. E ora è qui e viaggeremo in bici insieme per un mese. È una sfida, una nuova esperienza. Di solito giro da solo. A volta incontro qualcuno lungo la strada, ma che qualcuno mi scriva per condividere un viaggio mi è capitato solo due volte in 10 anni.

Insegui il sole?

Non sono sempre nel posto giusto al momento giusto. Questo è un lavoro a tutti gli effetti per me, a volte è bello altre no. Non sono in vacanza. Capita il vento contro, o di ammalarsi….è la vita. Non mi lamento. Devo giocarmela, come un clown. Non posso dire: vado a casa e mi faccio un riposino. Non ho casa …

 

Non ti senti stanco a volte?

Certo, ma i miei limiti sono cresciuti. E se ti fermi umato, ma con le spine. Questo significa vivere da nomade: oggi ho una casa, domani non ce l’ho. Oggi ho un letto, domani chissà. Oggi c’è il sole, domani la pioggia. La vita è cambiamento. Questa è la mia via. È difficile. Ma se arrivi in cima all’Everest in elicottero ti diverti? No. Il divertimento è la preparazione. Camminare, camminare, camminare. Se raggiungi la cima così ti godi il viaggio. E la vita per me è il viaggio, non l’obiettivo.

Serve coraggio, non soldi. Il coraggio non si compra al supermercato. 

Foto: Álvaro Neil http://www.biciclown.com/

silvia ricciardi: