Giro d’Italia in 60 tappe con soste nelle caserme dei Vigili del fuoco

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Ci piace lasciare spazio ai vostri racconti in bici, ecco la storia  dell’ex vigile del fuoco Flavio Mariotto, che l’Italia l’ha percorsa tutta toccando con la sua due ruote le Caserme dei colleghi in tutte le Regioni. Qui di seguito il suo racconto.

Tre anni fa mi resi conto che la futura pensione coincideva con la ricorrenza dell’ottantesimo della fondazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Io ciclista appassionato tanto da percorrere più di ventimila km all’anno, e pompiere in attività da 32, pensai di girare in bicicletta tutto il perimetro dell’Italia sostando nelle sedi VVF poste lungo il percorso da svolgersi in 60 tappe. Lo scopo era quello di unificare idealmente tutti i Vigili del Fuoco d’Italia, festeggiare l’ottantesimo dalla fondazione, la pensione e nel contempo visitare il più bel paese del mondo con il mio passo lento. La programmazione iniziò nel dicembre 2018 cercando di rispettare, il più fedelmente possibile, l’intero perimetro dell’Italia isole maggiori comprese. Le tappe sono state programmate mediando la distanza, l’altimetria e le varie sedi Vvf sparse sul territorio. Stabilito il percorso mi prodigai nel chiedere l’autorizzazione al Ministero dell’Interno nella persona del Capo del Corpo ing. Fabio Dattilo. Ottenuta l’approvazione intrapresi la preparazione del mezzo a due ruote con tutti gli annessi (borse laterali, abbigliamento tecnico, componenti meccanici, ecc…) senza smettere di pedalare in vista della difficile impresa da compiere.

1° tappa. Santa Lucia di Piave – Treviso – Cervignano del Friuli: km 137 ascesa mt 99

Il giorno tanto atteso è arrivato. Partenza dalla mia casa di Santa Lucia di Piave e via verso l’ignoto. Prima doverosa sosta nella caserma di Treviso, foto di rito e partenza ufficiale scortato da Ago, Francesco, Franco e Barbara. Solo a Oderzo sono rimasto da solo con le mie preoccupazioni e timori. Dopo 137 chilometri la meta di Cervignano del Friuli è raggiunta.

2° tappa. Cervignano del Friuli – Tolmezzo: km 95 ascesa mt 571

Parto di buon’ora con Mauro e Roberto (colleghi Vvf), sosta caffè a Palmanova. A Gemona del Friuli in compagnia di Giuseppe ammiro il centro storico devastato dal terremoto del 1976 e pregevolmente ricostruito com’era. Percorro la pista ciclabile che costeggia il fiume Tagliamento e giungo al distaccamento di Tolmezzo.

3° tappa. Tolmezzo – Cortina: km 107 ascesa mt 1925

Ora inizio a fare sul serio. Lascio il Friuli, gentilmente accompagnato per qualche chilometro da Antonella e Amadio, per rientrare nel Veneto. Percorro il passo Mauria che si divide in due tronconi la prima parte a scaloni pedalabile, la seconda continua e più ostica. Arrivo a Lorenzago e scendo nella valle del Cadore e imbocco la pista ciclabile fino a Cortina. La ciclabile è un continuo salire e scendere con alcuni strappi duri e deviazioni, la 3° tappa è stata dura ed è solo l’inizio delle difficoltà.

4° tappa. Cortina – Bolzano: km 145 ascesa mt 747

Di buon’ora lascio Cortina e mi inerpico verso il passo Cima Banche (1530 s.l.m), la temperatura è fresca e la salita è molto pedalabile, sono circondato da montagne maestose. Scendo in Val Pusteria, Dobbiaco, Brunico, Renon. La temperatura è ideale per pedalare, sono circondato da meleti. Percorro alternativamente la pista ciclabile e la statale, il traffico, ovviamente lungo la Ss, è impressionante. Finalmente giungo sano e salvo a Bolzano.

5° tappa. Bolzano – Val di sotto: km 133 ascesa mt 2719

Giornata grigia e piovosa purtroppo in quella più impegnativa, infatti oggi devo scalare la mia cima Coppi il mitico Passo dello Stelvio da Prato (2760 mt). Percorro l’intera ciclabile della Val Venosta (oltre 80 km) sempre a salire e che presenta anche tratti di sterrato. Inizia il passo che non presenta pendenze impossibili, un cartello indica 48 tornanti da superare, a Trafoi sosta per un selfie con il disponibilissimo campione dello sci Gustav Thöni. Salendo con il mio carico di 31 chilogrammi, emozione pura per i continui incoraggiamenti di automobilisti, motociclisti e ciclisti che mi spronano, alcuni espongono il pollice alto, altri dicono respect altri chapeau. Il tratto finale a tornanti continui è un calvario, sento la fatica e soffro l’altitudine. Qualche marmotta mi guarda curiosa. Finalmente in cima mi posso fermare ed ammirare ciò che mi circonda, una gioia per l’anima. Dopo alcune foto di rito, mi vesto pesante e scendo verso la meta di giornata. Sono stato in sella per quasi 9 ore. Azzeccata la scelta di montare il 48/32 con pignoni 11/34, con rapporti diversi probabilmente sarei dovuto scendere dalla bicicletta.

6° tappa. Valdisotto – Menaggio: km 139 ascesa mt 639

Oggi nuvole minacciose mi sovrastano, mentalmente e fisicamente sono sollevato per essere riuscito a superare indenne la tappa di ieri che mi incuteva timore. Il percorso tendenzialmente a scendere agevola il recupero fisico. Attraverso Tirano, Sondrio, Morbegno e giungo sul lago di Como, finalmente esce il sole. Con sorpresa il tratto più ostico sono gli ultimi 5 chilometri per arrivare al distaccamento di Menaggio che si trova a 400 s.l.m..

7° tappa. Menaggio – Gallarate: km 80 ascesa mt 557

Percorso relativamente facile. Passando per Laglio sul lago di Como. Proseguo il viaggio tra strade trafficate e comodamente arrivo a Gallarate.

8° tappa. Gallarate – Ivrea: km 119 ascesa mt 336

Lascio la Lombardia per entrare in Piemonte, il programma di viaggio evita le Alpi. Attraverso il Ticino e il suo parco regionale, ora seguo il fiume Sesia verso Vercelli, strade rettilinee poco trafficate e distese di risaie mi circondano.

9° tappa. Ivrea – Pinerolo: km 72 ascesa mt 402

Oggi altra tappa relativamente facile, sosta obbligata a Venaria Reale antica residenza Sabauda. La reggia patrimonio mondiale dell’Unesco merita una giornata intera per ammirare quanto offre. Proseguo il viaggio fino a Pinerolo.

10° tappa. Pinerolo – Mondovì: km 87 ascesa mt 349

Tappa priva di difficoltà, attraverso la campagna Piemontese nutrendomi con prugne. Sosta al Santuario di Montebruno, strada facendo vengo attratto da una splendida costruzione risalente al 1135. Si tratta dell’antica Abbazia Cistercense di Santa Maria di Staffarda, il chiostro da solo merita la visita. Arrivo a Mondovì.

11° tappa. Mondovì – Genova: km 113 ascesa mt 1109

Oggi parto da Mondovì. A Vicoforte non posso esimermi da una sosta per visitare l’omonimo Santuario, leggo che la sua cupola ellittica è la più grande del mondo. In discesa verso Savona percorrendo un manto stradale perfetto entro in una inaspettata e profonda buca, foratura anteriore e fortunatamente nessun altro danno meccanico. Proseguo lungo l’Aurelia fino al Comando di Genova.

12° tappa. Genova – La Spezia: km 120 ascesa mt 1694

Mi alzo di buon’ora e proseguo per l’Aurelia costeggiando il mare, il traffico è sostenuto soprattutto in prossimità delle città attraversate (Rapallo, Lavagna, Sestri Levante, …) però i meravigliosi scorci valgono il disagio. Inizio a salire verso l’entroterra e qui la musica cambia, il gran caldo, le salite e i chilometri accumulati mettono a dura prova il mio corpo. Finalmente spossato arrivo a La Spezia.

13° tappa. La Spezia – Livorno: km 104 ascesa mt 219

Da La Spezia raggiungo Viareggio dove mi fermo e prenoto il traghetto da Civitavecchia ad Olbia. Fermata obbligata a Pisa per ammirare Piazza dei Miracoli e i suoi splendidi monumenti. Questa città merita una visita di più giorni per contemplarla. Proseguo a malincuore e raggiungo Livorno.

14° tappa. Livorno – Grosseto: km 152 ascesa mt 967

Il caldo inizia a farsi sentire e il traffico è sempre molto sostenuto, cerco di percorrere strade secondarie. Mi fermo a Castagneto Carducci e visito la chiesa resa celebre dalla poesia in quartine di Giosuè Carducci. Da Follonica ammiro in lontananza l’isola D’Elba e sento l’odore del mare.

15° tappa. Grosseto – Civitavecchia: km 126 ascesa mt 664

Prima parte fino ad Orbetello nella splendida campagna Toscana, a seguire imbocco l’Aurelia e qui la situazione ciclisticamente parlando è drammatica, traffico molto sostenuto e strada pericolosissima. Prima possibile imbocco una strada alternativa verso Ansedonia, qui il problema è la strada distrutta, schivo due buche e ne centro tre. Faccio una sosta a Tarquinia. Da Pescia Romana sono obbligato a percorrere nuovamente l’Aurelia, finalmente dopo tanto rischiare arrivo in caserma a Civitavecchia. Alle 22 armi e bagagli mi imbarco sul traghetto con direzione Olbia, il viaggio sul ponte è scomodo.

16° tappa. Olbia – Tempio Pausania: km 86 ascesa mt 1159

Ore 6,30 sbarco in Sardegna inforco l’amata bici e vado verso Golfo Aranci a qualche centinaio di metri ammiro insenature marine con l’acqua verde, evito Porto Rotondo e la sua mondanità. Pedalo nell’entroterra nord orientale avvolto da profumi di erbe aromatiche locali. Passo paesi dai nomi inusuali (Lu Sticcadu, Putzolu, Calangianus) ma tipicamente sardi. Dopo molto salire e scendere arrivo a Tempio Pausania.

17° tappa. Tempio Pausania – Alghero: km 106 ascesa mt 1101

Giornata grigia e fresca i primi 27 chilometri sono quasi tutti in discesa e vado come una moto. Ora la strada sale dolcemente mentre il cielo si fa sempre più minaccioso, a Ploaghe la pioggia scende copiosa mi fermo sotto una pensilina di un distributore di carburanti, mi vesto perché la temperatura è scesa notevolmente. Dopo un’ora riparto con il sole che mi bacia e riscalda. Evito la statale e attraverso paesini caratteristici con alcuni splendidi murales, passo nuraghi e animali al pascolo. Arrivo ad Alghero dove posso lavare in lavatrice l’abbigliamento usato.

18° tappa. Alghero – Oristano: km 110 ascesa mt 1476

Parto da Alghero con il profumo di salsedine in direzione Bosa. Costeggio il mare verde smeraldo, il manto stradale è ottimo la carreggiata larga, il traffico praticamente nullo. Per oltre 40 chilometri sono solo immerso nel verde del mare e della macchia mediterranea, la pianura non esiste. E’ un posto ideale per pedalare meglio se libero di pesi da portare appresso. La temperatura è ottimale considerata la scarsa umidità. Dal chilometro 70 finalmente inizio la discesa e in poco tempo raggiungo Oristano.

19° tappa. Oristano – Pula: km 176 ascesa mt 1555

Giornata impegnativa per la distanza e il dislivello. Per 50 chilometri pedalo in pianura poi la musica cambia in modo drastico. Salita ripida e tortuosa, caldo e pochi riferimenti umani. Arrivo ad Iglesias e fortunatamente la strada diventa più agevole. Supero Cagliari e tanto per non farmi mancare nulla termino la tappa di nuovo con un continuo saliscendi. Ora gli unici due meritati giorni di riposo.

20° tappa. Pula – Tortolì: km 179 ascesa mt 1264

Dopo due giorni di relax riprendo il viaggio. Arrivo a Cagliari agevolmente nonostante il traffico. Valico tra dolci colline in solitaria il passo Arcu e Tidu, attraverso la zona incontaminata di Burcei e continuo il percorso a poche centinaia di metri dal mare. Attraverso San Priamo, Villaputzu, Tertenia fino ad arrivare a Tortolì.


21° tappa. Tortolì – Siniscola: km 128 ascesa mt 1564

Parto da Tortolì dopo foto di gruppo con i colleghi. La strada dopo 10 chilometri sale verso Monte Oro, Baunei, Urzulei pedalo nel massiccio del Gennargentu (porta d’argento) tra natura incontaminata e scarso traffico. L’area è caratterizzata da una bassissima densità di abitanti, un vero paradiso per me. I paesaggi sono incantevoli il colore delle rocce argento e diversi animali al pascolo. Sosta fotografica al Passo Genna Silana, da qui è possibile accedere alla “Gola di Gorropu” uno dei canyon più grandi d’Europa. Rimarrei qui per giorni il panorama da solo merita il viaggio. Scendo e raggiungo Siniscola.

22° tappa. Siniscola – Olbia: km 69 ascesa mt 479

Tappa corta nervosa e molto ventosa, il traffico è sostenuto. Con oggi termino il giro della Sardegna, ho pedalato per 855 km e 8598 mt di ascesa, percorso non facile in bici causa l’orografia. L’isola è bella, sono rimasto incantato dal Gennargentu e anche il mare è splendido. I sardi sono molto gentili ed ospitali come lo sono stati tutti i colleghi. Disapprovo però il poco rispetto del codice stradale. Alle 20 salgo sul traghetto della Grimaldi direzione Civitavecchia. Il viaggio è su una carretta del mare stile “Fantozzi”, trovo sistemazione nel sottoscala.

23° tappa. Civitavecchia – Aprilia: km 130 ascesa mt 806

Notte da incubo, disteso sul mio lenzuolo nel sottoscala ho indossato le cuffie dell’ipod per distrarmi, ho dormito solo qualche minuto. Rimango in rada per un’ora in attesa che si liberi il molo per sbarcare. Finalmente a terra parto con le ossa indolenzite, attraverso Santa Marinella e Ladispoli. Per la poca lucidità sbaglio percorso e mi trovo in una superstrada nella quale posso solo proseguire. Devo passare per Roma con un caos automobilistico bestiale e strade semidistrutte, l’ingombro della bici non mi agevola. Oltrepasso in qualche modo l’Eur ed il Tevere, finalmente arrivo ad Aprilia.

24° tappa. Aprilia – Gaeta: km 106 ascesa mt 275

Dopo una notte serena parto consapevole che il percorso è agevole, la temperatura è ideale la bici impeccabile. Breve sosta al comando di Latina per salutare i colleghi. A Terracina ammiro la rupe di Pisco Montano a picco sul mare. Arrivo a Sperlonga meravigliosa cittadina arroccata sulle rocce che si fa ammirare. Costeggio il litorale e ne assaporo il profumo. Gaeta è molto bella, l’imponente tempio di San Francesco è a pochi passi dalla sede dei colleghi.

25° tappa. Gaeta – Castellammare di Stabia: km 133 ascesa mt 600

Oggi l’armonia cambia fa molto caldo ma il disagio è mitigato dai panorami che attraverso. A Minturno antiche testimonianze Romane (Teatro e Acquedotto) scorrono lente al mio fianco. Passo Pozzuoli ed entro nel territorio di Napoli il traffico è caotico, il Vesuvio vigila dall’alto la città. La strada in lastricato (20 km circa) mette a dura prova il mio corpo e l’attrezzatura meccanica, il clacson è l’accessorio dell’auto più usato. Mi perdo tra i quartieri di Portici, Ercolano e Torre del Greco, fortunatamente riesco ad imboccare la giusta via ed esco dal caos cittadino. Un ciclista di passaggio mi guida fino a Castellammare di Stabia dove, finalmente, posso rilassarmi.

26° tappa. Castellammare di Stabia – Salerno: km 75 ascesa mt 1038

Altro giorno baciato dal sole inizio a salire verso Meta e Piano di Sorrento. Sono sulla costiera Amalfitana uno dei posti più belli al mondo, la strada è stretta, tortuosa e continua a salire o scendere, migliaia le auto incolonnate. Con il mio passo lento riesco a passare ovunque, viaggiando in bici posso sostare in qualsiasi posto e riempire il cuore e la mente di immagini strepitose, le persone sono gentili e cordiali. Attraverso Positano, Praiano, Amalfi, Maiori, Cetrara e Vietri sul mare, scendo a Salerno.

27° tappa. Salerno – Vallo della Lucania: km 86 ascesa mt 957

Il sole mi segue e sono felice. Poco fuori Salerno incontro Ciro che mi accompagna fino a Paestum antica città della Magna Grecia poco lontana dal mar Tirreno. I templi costruiti 2600 anni fa sembrano costruiti ieri, ammiro quelli di Atena, Nettuno e la Basilica di Paestum. Lasciato rientrare Ciro faccio amicizia con John e Mario due randonnèe inglesi che pedalano come me verso la Sicilia. Ci salutiamo e proseguo il viaggio addentrandomi nel Cilento attraverso piccoli paesi immersi nel verde, a Torchiara casualmente ritrovo gli amici inglesi, facciamo merenda insieme. Arrivo a Vallo della Lucania (sede del parco nazionale del Cilento).

28° tappa. Vallo della Lucania – Scalea: km 136 ascesa mt 1837

Prima parte tra le montagne Lucane dove mi sono vestito per proteggermi dal freddo. Raggiunta la costa la temperatura si è fatta decisamente bollente. Passo per il centro di Pisciotta splendido paesino arroccato sul monte con vista mare, Palinuro e Marina di Camerota. Affronto una serie di tornanti tipo Stelvio rientrando nell’entroterra, la pianura è inesistente finchè non raggiungo nuovamente il mare verde brillante, passo Maratea raggiungendo così Scalea. Il mare in queste zone non ha niente da invidiare ai Caraibi.

29° tappa. Scalea – Lamezia Terme: km 115 ascesa mt 747

Lascio Scalea percorrendo la Ss 18 che è tenuta benissimo, il traffico è modesto e rispettoso. Costeggio il mare verdeggiante, vorrei fermarmi per fare un bagno ma la tabella di marcia non mi concede, almeno oggi, questa possibilità. Ammiro borgate protette in cima a speroni rocciosi, vorrei salire per vederle da vicino ma devo centellinare le energie. Passo per Diamante, Belvedere Marittimo, Cetraro, Belmonte Calabro e arrivo a Lamezia Terme.

30° tappa. Lamezia Terme – Palmi: km 132 ascesa mt 1432

Oggi giorno impegnativo per la distanza ed il dislivello. Lascio la provincia di Catanzaro ed entro in quella di Vibo Valentia. La manutenzione delle strade è scarsa e gli automobilisti guidano senza rispetto per i limiti di velocità. Sosta a Tropea città bomboniera costruita su una roccia a picco sul mare, famosa per le sue cipolle rosse. Da qui inizio a salire verso Drapia, Mileto, Rosarno, Gioia Tauro con estesi terreni coltivati ad ulivo. Arrivo a Palmi.

31° tappa. Palmi – Messina: km 49 ascesa mt 456

Breve tappa programmata così per avere il tempo di attraversare lo stretto di Messina. Da Palmi il collega Vincenzo Oliveri (costruttore amatoriale di telai in legno) mi accompagna attraverso le bellezze locali. Da Monte Sant’Elia contemplo una vista panoramica su Palmi Marina. Passo Bagnara Calabra paese situato in una zona costiera chiamata “costa viola” luogo famoso per aver dato i natali a Mia Martini e Loredana Bertè. A Scilla osservo piacevolmente il castello Ruffo ma soprattutto le case dei pescatori affacciate sul mare turchese così vicine al mare da poter buttare la lenza dalla finestra. Lascio il continente e sbarco a Messina raggiungendo la centrale.

32° tappa. Messina – Patti: km 100 ascesa mt 787

Lascio Messina costeggiando il mare, a Milazzo sosta per salutare i colleghi marittimi che mi indicano le isole Vulcano, Lipari e Panarea, ammiro la baia di Venere. Proseguo e da lontano vedo il santuario di Tindari posto sulla sommità di un colle. Non posso esimermi da un’altra sosta questa volta spirituale, la Basilica è bellissima e domina dall’alto il mare, numerosi i pellegrini devoti alla Madonna Nera. Giungo a Patti agevolmente in discesa.

33° tappa. Patti – Cefalù: km 105 ascesa mt 796

Il viaggio continua, le gambe girano a meraviglia i chilometri si sommano però ho superato il giro di boa. Costeggio il mare verdeblù, a Sant’Agata di Militello sosta in caserma per un saluto. A Santo Stefano di Camastra supero decine di laboratori che producono ceramiche artistiche. Proseguo e arrivo a Cefalù splendido paese incluso nel ristretto club dei borghi più belli d’Italia, è posto ai piedi di un promontorio roccioso ed è uno dei centri balneari più belli.

34° tappa. Cefalù – Alcamo: km 166 ascesa mt 1329

Parto presto da Cefalù e raggiungo Termini Imerese, Trabia, Bagheria, dopo 80 chilometri visito Palermo. Parecchia difficoltà per uscire dalla città, passo per Sferracavallo e Capaci, a pochi metri dal punto dell’attentato al Giudice Giovanni Falcone, moglie e scorta, mi fermo per un momento di raccoglimento. Proseguo verso Terrasini, Partinico fino a giungere all’imbrunire ad Alcamo. Tappa interminabile e impegnativa a causa della distanza e dei continui saliscendi.

35° tappa. Alcamo – Mazara del Vallo: km 111 ascesa mt 733

Saluto Alcamo, primi chilometri in discesa a seguire breve tratto di pianura e quindi di nuovo in sù. Passo Erice e i suoi monti, scendo a Trapani e pedalo controvento tra grandi saline fino a giungere a Marsala, dalla costa vedo le isole Egadi. Gli ultimi 40 chilometri sono durissimi per colpa del vento contro fortissimo.

36° tappa. Mazara del Vallo – Agrigento: km 114 ascesa mt 971

Procedo sulla Ss 115, breve sosta a Castelvetrano. Il vento che ieri sembrava forte oggi è impetuoso, molti i viadotti da attraversare che purtroppo sono sempre a salire e con folate talmente violente da rendere difficile il controllo del mezzo. Attraverso Sciacca e Porto Empedocle, finalmente arrivo ad Agrigento alla velocità media di 18,6 km/h. Doccia e doverosa visita alla valle dei Templi.

37° tappa. Agrigento – Gela: km 73 ascesa mt 510

Oggi dovrebbe essere un giorno di recupero, soprattutto dopo la fatica di ieri. Rimango sulla Ss 115 che in alcuni tratti è stretta e dissestata, il panorama attraversato è poco gratificante. Arrivo a Gela facilmente.

38° tappa. Gela – Modica: km 82 ascesa mt 782

Ho il vento favorevole e sto viaggiando velocemente. Passo per Scoglitti e Punta Secca frazione di Santa Croce Camerina (RG), sosta piacevole davanti alla casa di Salvo Montalbano (resa famosa dalla fiction del Commissario Montalbano). Proseguo per Marina di Ragusa e arrivo a Scicli, monumentale città Barocca patrimonio dell’Umanità dominata dall’alto dalla chiesa di San Matteo. Ammiro il Palazzo Beneventano, Fava, Spadaro, il Municipio e le chiese di San Giovanni Evangelista e quella stupenda di San Bartolomeo Apostolo. Per quanto visto finora, Scicli è la più bella città Barocca Siciliana. A malincuore riparto e arrivo a Modica.

39° tappa. Modica – Augusta: km 114 ascesa 656

Altra tappa culturale sosta a Noto città Barocca Patrimonio dell’Umanità. Qui il numero dei turisti è elevato e perciò più caotica di Scicli. Visito la Cattedrale, Palazzo Ducesio e la chiesa di San Francesco d’Assisi. Proseguo per Avola e Siracusa, mi fermo in caserma e successivamente visito l’Isola di Ortigia, parte più antica della città. Entro nel Duomo e girovago a testa in su attratto da tanta bellezza. Raggiungo Augusta dove sosto per la notte.

40° tappa. Augusta – Riposto: km 92 ascesa mt 572

Tappa sul lungo mare con vista Etna onnipresente. A Catania percorrendo una ciclabile c’entro una buca e foro la ruota posteriore, sostituisco camera d’aria e copertone oramai consumato. Poco dopo si rompe un gancio di fissaggio della borsa anteriore sinistra rimedio fissandola con una fascetta di plastica. Arrivo al distaccamento di Riposto che si trova fronte mare.

41° tappa. Riposto – Reggio Calabria: km 100 ascesa mt 568

Da Riposto costeggio il mare aggirando la riserva naturale di Fiumefreddo dove conosco Alfio un poliziotto ciclista che mi accompagna per un pò. Visito Taormina splendida località balneare, arrivo a Messina dove cerco e trovo un bravo meccanico. Mi faccio registrare lo sterzo (allentato da migliaia di buche), ingrassare i pedali, centrare leggermente la ruota anteriore e gonfiare i copertoni. Lascio la Sicilia e raggiungo il Comando di Reggio Calabria. Il periplo dell’isola misura 1.057 km con 7.704 mt di ascesa, i panorami sono belli e le città d’arte (Scicli in primis) stupende. I siciliani sono accoglienti e disponibili, purtroppo i negozi di bicicletta ben attrezzati sono molto pochi.

42° tappa. Reggio Calabria – Siderno: km 103 ascesa mt 437

Percorro la Ss 106 sfioro Melito di Porto Salvo e Brancaleone, la strada è ben tenuta anche se trafficata. Il mare è bello e l’Aspromonte è proprio aspro. Da Bovalino la carreggiata a tratti peggiora notevolmente, si restringe paurosamente a volte causa morfologia del territorio altre per la presenza di piante, cespugli e canneti che la restringono moltissimo. Faccio appello ai gestori della Ss allorché provvedano a fare la manutenzione della vegetazione per rendere più sicura la percorrenza di noi ciclisti.

43° tappa. Siderno – Sellia Marina: km 104 ascesa mt 352

Oggi pedalo bene, passo Monasterace e a Riace Marina mi fermo nel punto dove sono state trovati i famosi Bronzi. A Soverato con mia sorpresa sono raggiunto da un gruppo di ciclisti amatoriali, tra loro c’è Aurelio Rosati un collega in pensione che tramite social sapeva del mio arrivo. Ci fermiamo per un caffè e quattro amabili chiacchiere. Mi scorta fino a Pietragrande, dalla terrazza del locale godo di un panorama magnifico su Calalunga. Riparto e arrivo a Sellia Marina.

44° tappa. Sellia Marina – Cirò Marina: km 96 ascesa mt 398

Sole ancora gradevole sole. La Ss 106 è ben tenuta ma per lunghi tratti molto stretta. Da Sellia sosta a Isola Capo Rizzuto dove, in località Le Castella fu girato parte del film “L’armata Brancaleone” con Gigi Proietti. A Crotone (paese natale di Rino Gaetano) mi soffermo a salutare i colleghi. La città è in una conca avvolta dal verde del mare Jonio a sud, mentre a nord la vegetazione è bruciata dal sole.

45° tappa. Cirò Marina – Policoro: km 149 ascesa mt 571

Proseguo il viaggio lungo la Ss 106, la distanza prevista è notevole come lo è il vento. Per lunghi tratti devo lasciare la Ss deviando su strade alternative dissestate. Notevole il Castello di Roseto Capo Spulico. Meccanica egregia ed abbigliamento adeguato all’itinerario.

46° tappa. Policoro – Taranto: km 88 ascesa mt 225

Tappa relativamente facile, la difficoltà più grande è trovare strade alternative alla ss 106 che in certi tratti è vietata alle biciclette. Nella zona è intensa la produzione di meloni, olio, arance e uva soprattutto da pasto. Passo Metaponto (importante città della Magna Grecia) senza visitarne i siti archeologici e Chiatona. Nella periferia di Taranto fiancheggio l’area industriale dell’Ilva l’odore acre è intenso. Sosta a Taranto per visitare il Castello Aragonese, il ponte girevole e il palazzo del governo voluto da Benito Mussolini.

47° tappa. Taranto – Gallipoli: km 97 ascesa mt 95

La giornata sulla carta si prospetta facile ma nuvole minacciose sono sopra di me. Costeggio il mare superando numerosi centri balneari, presto mi rendo conto che il 99% dei locali turistici sono già chiusi per fine stagione. Ho il vento contro e le strade sono in pessime condizioni, fortunatamente il traffico è praticamente inesistente. A Manduria nella Salina dei Monaci ammiro da lontano i fenicotteri rosa, supero Porto Cesareo e poco dopo inizia a piovere, mi vesto a dovere fino a raggiungere la meta di Gallipoli.

48° tappa. Gallipoli – Tricase: km 80 ascesa mt 501

Passo per il centro di Gallipoli e ammiro le bellezze affacciate sul mare. Fiancheggio la costa fino a Santa Maria di Leuca la città che divide il mare Jonio dall’Adriatico. Nell’attraversamento dei paesini le strade sono in pessime condizioni. Raggiungo Tricase che si trova nell’entroterra a 120 mt slm.

49° tappa. Tricase – Brindisi: km 133 ascesa mt 572

Giornata soleggiata ma ventosa, la distanza è notevole e si prospetta una tappa dura. Sosta obbligata a Otranto (Comune più orientale d’Italia) dove ammiro il centro storico e la Cattedrale con il maestoso pavimento a mosaico raffigurante l’albero della vita. Lascio la meravigliosa città e vedo San Foca con il suo mare lussureggiante, proseguo e per circa 40 chilometri sono nella natura incontaminata. Finalmente arrivo a Brindisi.

50° tappa. Brindisi – Bari: km 116 ascesa mt 329

Lascio Brindisi, si prospetta una tappa lunga con il vento laterale-frontale. Percorro una strada di campagna poco trafficata, passo per Ostuni la città bianca e gli scavi di Egnazia antica città Messapica e Monopoli. A Polignano a Mare sosta per ammirare Lama Monachile una piccola caletta incastonata tra due pareti di roccia a strapiombo e la statua del celebre cantante Domenico Modugno che qui nacque nel 1928. Arrivo a Bari districandomi con difficoltà nel traffico cittadino.

51° tappa. Bari – Manfredonia: km 140 ascesa mt 371

Alle 7.00 squilla il telefono è Francesco un’amico di Martina Franca conosciuto a Conegliano, con sorpresa mi dice che è fuori dalla caserma, ha fatto 80 chilometri per venirmi a salutare. Parto un pò in ritardo sulla tabella di marcia, nuvole e pioggia lieve, passo Bisceglie e mi fermo a Trani ad ammirare la Cattedrale, il porto ed il centro storico. Riprendo la via e suona il telefono è un messaggio di Marta figlia di Mirko Dispenza (collega sommozzatore di Genova) che mi avvisa del decesso del papà mentre pedalava felice. Una notizia terribile, continuo pedalando malinconicamente, passo Margherita di Savoia e fino a Manfredonia la strada è praticamente impraticabile. Il tratto peggiore visto fino ad oggi.

52° tappa. Manfredonia – Vico del Gargano: km 99 ascesa mt 2034

Oggi è una tappa che mi preoccupa, sulla carta il dislivello è notevole, devo girare intorno al Gargano che come si sa è tutto un saliscendi. Sono però consapevole di pedalare in una delle zone più belle d’Italia e me la voglio godere fino in fondo. Inizio a salire subito con qualche problema al ciclocomputer che non prende il segnale. Salgo verso il monte Sant’Angelo e arrivo a Mattinata, splendida località tra boschi, ulivi e mare. Il traffico è nullo, incontro mucche al pascolo e tori minacciosi è un susseguirsi continuo di tornanti in salita e discesa, nessun locale aperto per ritemprarsi. Arrivo a Vieste dove trovo un posto per mangiare vicino al Pizzomunno, un monolite in pietra calcarea di 25 metri. Proseguo lungo la costa ammirando i trabucchi (installazioni da pesca muniti di lunghi bracci di legno a sbalzo sul mare) e faraglioni, raggiungo Peschici, splendida località turistica il cui centro storico merita una visita. Vico d.G. si trova nell’entroterra e tanto per non farmi mancare nulla percorro gli ultimi 7 chilometri in salita.

53° tappa. Vico del Gargano – Termoli: km 112 ascesa mt 306

Mi rendo conto che l’impresa è accolta con entusiasmo dai colleghi che sono solidali e continuano ad accogliermi in maniera fantastica, soprattutto in quelle sedi Vvf che incrocio lungo il percorso dove il mio passaggio non è programmato. Mi guardano stupiti mettendosi a disposizione per ogni esigenza, dividono con me il loro pasto, mi offrono di tutto, frutta, dolci, cibo, bevande e prodotti tipici locali. Inizio ad accusare stanchezza mentale per il continuo cambio di sede e riposo, consapevole però che l’arrivo a casa è oramai prossimo. Le gambe girano a meraviglia. Parto con il fresco ma sono ben attrezzato, passo Rodi Garganico e il lago di Varano, breve sosta a Torre Mileto per visitare l’omonima torre da dove si intravvedono le isole Tremiti, supero il lago di Lesina percorrendo una strada in pessime condizioni.

54° tappa. Termoli – Pescara: km 104 ascesa mt 519

Percorso molto bello attraverso il Molise, regione piccola ma molto ben curata, il collega Pietro Inzerillo mi accompagna per 50 chilometri. A Vasto sosta in un bar per congedarmi da Pietro. La strada è in ottime condizioni, breve deviazione ad Ortona per salutare i colleghi del locale distaccamento. Supero Francavilla al Mare e giungo a Pescara al Comando Provinciale.

55° tappa. Pescara – Fermo: km 100 ascesa mt 336

Sento di essere vicino alla realizzazione di un sogno. Da Pescara mi fermo a Marina di Città Sant’Angelo nel negozio di Luciano Rabottini, ex professionista che corse negli anni 80/90 vincendo tra l’altro la Tirreno Adriatico del 1986. Gonfio le ruote e rimango affascinato ad ascoltare racconti del suo passato da ciclista, è certamente una gran bella persona. Continuo con il mare sulla destra e la temperatura è gradevole. Supero Roseto degli Abruzzi, Giulianova, Martinsicuro e faccio sosta sul lungo mare di San Benedetto del Tronto consueta location della cronometro finale della Tirreno Adriatico. Proseguo spedito fino a Santa Maria a Mare, da qui devio verso l’entroterra per salire a Fermo.

56° tappa. Fermo – Fano: km 130 ascesa mt 415

Parto rilassato la distanza già percorsa è notevole ma ora nessuno mi può fermare. Sul lungo mare dopo due ore appare come un miraggio la Basilica di Loreto, devo visitarla. La strada sale ma arrivo di fronte alla Basilica agevolmente. E’ uno dei luoghi di culto cristiano più importanti, all’interno sono custoditi i resti della Santa Casa di Nazareth dove la Vergine Maria ricevette l’Annunciazione e dove nacque Gesù, portata a Loreto secondo la tradizione, da angeli in volo. La casa è rivestita esternamente da un pregevole rivestimento marmoreo disegnato da Donato Bramante nel 1509. Proseguo in direzione Ancona, voglio fermarmi dai colleghi ma arrivare al Comando in bicicletta non è facile e dopo alcune peripezie ci riesco. Supero Falconara Marittima, Senigallia e arrivo a Fano.

57° tappa. Fano – Ravenna: km 106 ascesa mt 248

Tappa senza asperità di rilievo, mi fermo a Pesaro e Rimini per salutare i colleghi al lavoro. Passo di fronte all’Italia in miniatura, qui in un’ora avrei fatto tutto il giro del Belpaese. A Cesenatico qualche minuto di raccoglimento davanti alla tomba del “pirata” Marco Pantani il mio idolo. Giunto a Ravenna visito il centro e raggiungo la sede centrale.

58° tappa. Ravenna – Chioggia: km 98 ascesa mt 107

Lascio Ravenna sotto una cappa di nebbia che benchè se ne dica ha il suo fascino, passo il fiume Reno seminascosto come se volesse rimanere inviolato. A Pomposa mi fermo a visitare l’omonima Abbazia costruita nel IX secolo, conserva all’interno una reliquia di San Guido Abate. Attraverso il fiume Po che fa da confine tra Emilia Romagna e Veneto e l’Adige che ho già attraversato nell’alta Val Venosta. Arrivo a Chioggia la piccola Venezia.

59° tappa. Chioggia – Venezia – Treviso – Santa Lucia di Piave

Ultima tappa, sento di prima mattina l’emozione che mi attanaglia. Passaggio “obbligato” nella città più bella del mondo e capoluogo della mia regione, Venezia, ad attendermi al tronchetto i colleghi di Mestre e quelli della città. Salgo sulla barca e vengo accompagnato nella caserma lagunare con mille gratificazioni. All’arrivo a Treviso mi fermo davanti la stazione dei treni, aspetto la mia compagna Barbara, alcuni colleghi e amici ciclisti che mi faranno da scorta fino al Comando. Breve giro per il centro della città e proseguiamo verso la caserma. Da lontano vedo i potenti mezzi rossi schierati a spina di pesce, centinaia di colleghi, famigliari e alcuni operatori dei media locali ad attendermi. Varco il cancello, le sirene urlano in segno di saluto, non riesco a trattenere le lacrime, sono accerchiato, questa accoglienza mi ha commosso e ricompensato di tutte le fatiche fatte. Non è finita, dopo i festeggiamenti e i saluti pedalo verso Santa Lucia di Piave, mancano solo 25 chilometri, assaporo a pieni polmoni l’aria di casa. Ultima sosta al cimitero a salutare i miei genitori che sono stati sempre al mio fianco. Varco il cancello dell’abitazione ed inizia a piovere. Il mio sogno è stato raggiunto.

Il viaggio mi ha fatto capire che qualsiasi persona incontri un ciclista viaggiatore non lo teme, anzi si mette a disposizione, il vedere un viaggiatore lento non li preoccupa, chiedono informazioni da dove vieni, dove sei diretto, e il perché del viaggio. Ho così divulgato a migliaia di cittadini la ricorrenza degli 80 anni di fondazione del Corpo Vvf. Andare in bicicletta sintetizzata in una sola parola “libertà”. Libero di scegliere il percorso più adatto. Libero di ammirare il paesaggio circostante. Libero dalle preoccupazioni quotidiane. Mantenimento della forma fisica e mentale. Viaggiare in bici non preclude l’ingresso nei centri storici, non ci sono divieti di sosta.
La bicicletta insegna molto. Insegna che nulla ti viene regalato, tutto quello che riesci a fare è frutto di preparazione fisica e mentale. Caldo, freddo, pioggia, vento, controllo del mezzo tra traffico e strade dissestate. Riuscire a scalare lo Stelvio con una bicicletta di 31 kg rafforza il fisico ma soprattutto la mente al sacrificio. Insegna a dosare lo sforzo. Insegna i rudimenti minimi della meccanica. Insegna a contare in certi momenti solo su te stesso perché ti trovi in mezzo al nulla. Comunque consapevole che in caso di necessità, basta comporre il 115, e dopo un veloce tam-tam uno dei 30.000 colleghi libero dal servizio arriva in aiuto.
Rapportato al mestiere del Vigile del fuoco le analogie sono tante. Negli interventi devi sopportare il freddo, il caldo, la non conoscenza del luogo, devi avere resistenza, prestanza fisica e mentale per rimanere comunque lucido e decidere nel più breve tempo possibile la strategia migliore (come la scelta di impostare una curva in discesa che mai hai percorso) utile a portare soccorso alla cittadinanza.


Alla partenza pesavo 67 kg dopo 6579 km e 45679 mt di ascesa sono sceso a 63 kg. Ringrazio la mia compagna Barbara per il suo indispensabile aiuto nella programmazione delle tappe, preparazione e sistemazione del materiale e mio “trainer” telefonico perché mi ricordava di prendere i sali, di alimentarmi adeguatamente e di indossare le calze a compressione graduata a fine giornata. Ringrazio tutti i colleghi d’Italia per l’accoglienza riservatami ed il supporto garantito. Ringrazio gli sponsor tecnici, per l’ottimo e adeguato materiale fornitomi. Il mio giro è dedicato a Mirko Dispenza (collega di Genova) e a Barbara mia compagna e consigliera.

Capo Reparto Flavio Mariotto

redazione viagginbici:

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  • Un grazie di cuore alla redazione per aver pubblicato la storia del mio viaggio. L'Italia è bellissima e unica lil viaggio a rimarrà impresso indelebilmente nel mio cuore.
    Flavio Mariotto