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Torna L’Eroica di Gaiole, la regina delle cicloturistiche d’epoca, come ogni anno il primo weekend di ottobre.
Torna L’Eroica come ogni anno, ma l’anno scorso no. E per la prima volta ha lasciato le colline del Chianti silenziose e vuote, la polvere bianca è rimasta a terra, senza ruote a sollevarla. Il centro storico, orfano delle mille bancarelle, e noi con il naso in su cercando invano i profumi di porchetta e caramello mischiata ad un vago odor di vino.
E così quest’anno l’apprezziamo ancora di più, come un bene perduto e ritrovato. Viva l’Eroica e i suoi colori, la sua atmosfera che è insieme così antica e toscana, e allo stesso tempo così internazionale. La festa, che comincia già il venerdì e che neanche la prudenza e le limitazioni riescono ad arginare. I sorrisi che evadono dalle mascherine per arrivare agli occhi, gli abbracci che trovano mille modi per stringerci insieme anche senza toccarci. E la divisione in due giorni dei percorsi – il sabato i lunghi per eroici veri, la domenica tutti gli altri – invece che dimezzare moltiplica la festa, e quando non si pedala, si fa tifo e ci si gode lo spettacolo.
Viva l’Eroica e i suoi eroici!
La puntura di una vespa, mette fine alla mia Eroica in bici, ma me ne fa scoprire un lato nascosto.
La mia Eroica, partita presto, già dal venerdì e sotto i migliori auspici, ha avuto un inaspettato cambio di programma che mi ha portato inesorabilmente giù dalla bici: al primo ristoro, complice la mia ingordigia, una vespa si è proditoriamente insinuata nella mia bocca pungendomi la lingua.
Per fortuna un’ambulanza era già nei paraggi e tutto si è risolto per il meglio. Ma ben lungi dal dichiarare finita, o peggio rovinata la mia personale Eroica 2021, questo “detour” mi ha portato a scoprire, e celebrare con gratitudine e ammirazione, un mondo eroico silenzioso e discreto, che agisce sotto traccia, e contribuisce a rendere l’Eroica … l’Eroica.
L’assistenza tecnica
Punteggiano il percorso indicando la direzione, fermano il traffico, incitano i ciclisti affaticati. Restano tutto il tempo fermi sotto il sole a coccio o la pioggia battente a controllare che vada tutto bene.
Si posizionano qua e là con le loro ciclo-officine per offrire assistenza meccanica, ma anche psicologica se occorre. Come Simone di Chianti Bicycles a Castelnuovo Berardenga, il cui punto di assistenza è diventato in breve anche una via di mezzo tra un set fotografico, un palco di stand up comedy e un gruppo di auto-aiuto dove abbiamo passato la maggior parte del sabato (non c’è bisogno di dire che io non facevo parte degli eroici veri del sabato, giusto?). La gente arrivava, stanca o carica, in avaria meccanica o psicologica, vestiti strani, abbinati o rabberciati, e riceveva assistenza e poi restava per una foto, uno scherzo, due chiacchiere. Il tandem di una coppia scandinava, la bici così vecchia che “dove lo trovo ‘sto pezzo? Tocca fare ‘n accrocchio …” quello che “non ce la faccio più” e si guadagna un attimo di tregua all’ombra, o quello con la maglietta dei pompieri celebrata da Simone ex vigile del fuoco con una veemenza di parte tutta toscana.
Le volontarie e i volontari (ma soprattutto volontarie)
Sono loro, una specie di esercito di cuoche vestite come le nostre bisnonne, coi grembiuloni e le cuffiette, che per giorni e giorni cuociono, affettano, sfornano, impacchettano, monoporzionano, versano, servono, offrono. E lo fanno sempre con un sorriso, una battuta di spirito o d’incoraggiamento. A metà tra le tate e gli angeli custodi. E se serve ti danno anche delle pastiglie di cortisone, pensa un po’.
I sanitari
Anche medici, infermieri, autisti di ambulanze sono tra i protagonisti silenziosi di questo tipo di manifestazioni. Perché detto così sembra banale, eppure se non ti capita (o non lo vedi capitare) non ci pensi: ad ogni Eroica, sono tantissime le persone che cadono, e si “sbucciano”. Quasi sempre niente di grave per fortuna, però il reparto del Pronto Soccorso di Siena durante questo weekend è una bizzarra e surreale succursale di Gaiole. Ci si incontra, in tantissimi, ci si riconosce dal look, ognuno con una benda, un cerotto, un tutore, e ci si festeggia come vecchi amici ritrovati, si fanno persino le foto ricordo. E la gratitudine per queste persone che dedicano il loro tempo a rabberciare questi buffi ciclisti impolverati e incauti di ogni età e nazionalità, si mischia all’ammirazione perché riescono a farlo sempre con empatia e senso dell’umorismo e siccome quello non lo lasciano fuori nemmeno dall’ospedale, sulla porta di uscita del Pronto Soccorso qualcuno ha attaccato un cartello con scritto “TRAGUARDO EROICA”.
E penso, portandomi a casa la pelle, cosa non scontata, che l’Eroica è anche tutto questo: cadere, rialzarsi, scendere dalla bici e salire su un’ambulanza, contribuire al renderla unica con un lavoro collettivo impagabile. È un modo di vivere lo sport, il ciclismo, e in fondo la vita. È l’impegno per preservare i posti più belli del mondo così come sono, l’amore per il ciclismo vero e vivo, la solidarietà. E, come recita il motto, è il piacere della fatica, della sfida con se stessi. Per questo l’Eroica c’è e ci sarà sempre, anche tutto l’anno, e non solo perché il Percorso Permanente dell’Eroica non va da nessuna parte e ed è a disposizione di chiunque lo voglia fare per conto suo, anche l’anno che non si fa.
E se L’Eroica non si ferma nemmeno per il Covid, figuriamoci per qualche caduta o una puntura di vespa.
Viva L’eroica e i suoi Eroici!